Essere nel punto giusto al momento giusto

«Dai muoviamoci che siamo in ritardo!» dice Alessandro, il giovane organizzatore del corso fotografico a cui sto partecipando. E così eccomi qua, ad arrancare faticosamente sulla neve indossando le ciaspole per la prima volta.

Al rifugio, la lezione sulla reflex e la fotografia di paesaggio è stata così interessante che abbiamo perso il senso del tempo ed ora siamo rischiando di perderci la “golden hour”.
Prima del tramonto dobbiamo raggiungere la cima di un’altura innevata a pochi passi da dove abbiamo lasciato l’auto. Dalla macchina sembravano si e no duecento metri ma adesso non ne sono più sicuro! Sono senza fiato. Quando affronti una salita a 2.236 metri di quota e conduci una vita sedentaria arrivi presto al tuo limite, ma adesso siamo in gara contro il sole, bisogna arrivare in cima prima che tramonti, altrimenti tutta questa fatica sarà stata inutile.

Finalmente ci fermiamo, lentamente alzo gli occhi, da qui si vede la strada che serpeggia salendo verso passo Giau con la Ra Gusela a guardia del valico. Il paesaggio è magnifico e lo sguardo si perde tra il bianco delle montagne innevate e il profondo blu del cielo.

Passo Giau (BL)

Siamo arrivati in tempo, il tramonto però è piuttosto deludente, a ovest le nuvole coprono il sole che sta calando e le vette non si illumineranno della luce dorata che avevo sperato.

Comunque, visto che sono arrivato fin qui, apro il cavalletto e monto la fotocamera.

Qualche foto al passo, qualche scatto al tramonto quasi spento.

Nel frattempo il sole continua lentamente a calare avvicinandosi all’orizzonte, poi improvvisamente, sbuca sotto le nuvole.

Incantato dal momento, in ginocchio sulla neve, cerco di catturare la luce.

Colori del tramonto dal passo Giau
Wanderersouls

https://www.guidedolomiti.com/ciaspe/becco-muraglia-con-le-ciaspole/

Al centro dell’universo

Paramecio

Su come la vita sia iniziata sulla Terra non vi sono certezze, sicuramente però la base molecolare su cui si fonda, obbliga i primi esseri ad avere delle dimensioni specifiche: non troppo piccoli altrimenti i processi chimici metabolici non possono avvenire e non troppo grandi per mantenere una coerenza nell’organizzazione dell’individuo.

Tra la minima dimensione quantistica e la massima dimensione dell’universo vi sono 60 ordini di grandezza.

La misura della cellula, espressione basilare della vita, si colloca perfettamente a metà tra queste dimensioni. E così, seppure in modo diverso da quanto considerato in passato ma con una potenziale applicabilità anche a sconosciute specie aliene, l’essere umano e tutti i viventi, ritrovano da questo particolare punto di vista, la centralità smarrita nell’infinito spazio cosmico.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ordini_di_grandezza_(lunghezza)

Farfalla

Manca poco alla mezzanotte, cammino tranquillo sul sentiero di sabbia poco illuminato tra i pini marittimi e le capanne, il rumore dell’animazione del villaggio vacanze diminuisce mentre mi allontano dalle zone comuni.
I pensieri, inquieti ed agitati come farfalle colorate, mi portano verso il pontile; affollato di giorno da persone che prendono il sole e si tuffano in acqua, ora è deserto.
Passo accanto agli scogli dove due ragazzi si stanno baciando al buio, raggiungo la zona pianeggiante alla base del molo, una coppia conversa a bassa voce seduta sui lettini di plastica bianca.
I passi risuonano mentre cammino lentamente sul pontile di legno, il mare è calmo, la lieve brezza del giorno si è fermata, solo un sommesso sciabordio proviene dagli scogli sulla riva.
Gli occhi si stanno abituando al buio, nella notte senza luna, lievi bagliori guizzano nell’acqua, forse gamberetti, mi chino per guardare meglio, no, non è bioluminescenza.

Il cielo a mezzanotte del 21 giugno 2020 guardando a est da Pakostane (Croazia) – Stellarium

mi alzo in piedi e guardo verso l’alto, per la prima volta la vedo, maestosa ed infinita. Una scia lattiginosa nel cielo nero, la Via Lattea!
Rimango ad osservarla silenzioso, riconosco le stelle e le costellazioni che la punteggiano: a sud, nella zona più luminosa del centro galattico c’è la forma a teiera del Sagittario e poi risalendo l’Aquila con Altair, Deneb nel Cigno, la luminosa Vega allo zenith fino a Cassiopea dove la Via Lattea sfuma a nord.

Lentamente apro le braccia, alzo lo sguardo al cielo.

Percepisco chiaramente la mia posizione sul pianeta: nel solstizio d’estate 2020, a quarantacinque gradi sul bordo della Terra, proteso verso il cielo, le braccia allineate al piano orbitale, la luna e il sole in eclissi alle spalle, guardo rapito lo spazio esterno al sistema solare.

La luce di innumerevoli stelle, proveniente da luoghi e tempi immensamente lontani, converge attraverso gli occhi in un luogo della mente.
Nello stesso momento nel cervello tutti i moduli pulsano sincronizzati.
Il modulo visivo associa la luce al concetto stella che richiama i nomi e le esperienze collegate, miriadi di connessioni agiscono all’unisono raggiungendo le aree frontali della coscienza.
Una visione si cristallizza intorno a me e il tempo sembra fermarsi.
Non fa freddo ma sulla pelle ho strani brividi, quasi che il corpo non basti più a contenermi.
Sono un punto infinitamente piccolo, al centro di innumerevoli rette, eccezione straordinaria, a tratti consapevole.

Un lieve bagliore colorato.
Una farfalla iridescente spezza i miei pensieri, si posa sul dorso della mano ancora rivolta al Sagittario. La guardo e con un leggero battito d’ali vola via, verso il mare aperto.

Note sui 5 sensi

Chimica: Sistema olfattivo e gustatorio.
E’ la base per le interazioni con l’ambiente delle cellule ai primordi della vita. I suoi diffusi collegamenti con l’archeocorteccia cerebrale fanno pensare che il senso dell’olfatto sia stato uno dei primi ad essersi sviluppato negli esseri viventi.

Di prossimità : Tatto
I recettori periferici specializzati trasformano gli stimoli meccanici e termici applicati alla cute in impulsi nervosi e li trasmettono attraverso le fibre nervose sensitive, ai centri nervosi superiori, dove vengono decodificati.

Distanza: Udito
Il sistema uditivo periferico inizia con l’orecchio ed è deputato alla prima fase della trasduzione del suono. Questi primi componenti del sistema uditivo non fanno direttamente parte del sistema nervoso, tuttavia sono strettamente connessi ad esso. Eseguono la traduzione meccanoelettrica delle onde pressorie sonore in potenziali d’azione neuronali.

Distanza: Vista
Le cellule fotoricettive trasmettono il segnale nervoso alle cellule gangliari con le quali fanno sinapsi. Gli assoni delle cellule gangliari si riuniscono e danno origine al nervo ottico, il quale prosegue attraverso il foro ottico della cavità orbitaria e giunge nella fossa cranica media.

Componenti sensibili e elaborazione multilivello dei dati.

La comunicazione modifica il modo in cui percepiamo il mondo modificando i sistemi di elaborazione dei dati forniti dai sensi.

Cervelli diversi = mondi diversi

Sailing

Cosa significa “navigare a vela”? Per me è la stupefacente possibilità di partecipare insieme all’acqua e all’aria ad un gioco che unisce la ragione e l’emozione, le forze della natura e i limiti dell’uomo.
È nell’incontro tra i due elementi che si trova la chiave per il controllo del movimento o detto in modo più formale, “a far avanzare la barca è la forza risultante tra la pressione del vento sul centro velico e dell’acqua sul piano di deriva immerso”.
Certo, le leggi della fisica lo spiegano perfettamente, ma solo chi ha cavalcato questo spazio magico può percepirne il potente impulso vitale.
La navigazione a vela ti regala l’euforica sensazione di partecipare all’antica giostra tra il vento e il mare, proprio lì, nell’interfaccia tra aria ed acqua, dove si crea il miracolo.
Se il vento non ha nulla da dire, il mare se ne sta tranquillo, ma se il vento alza i toni il mare risponde, a volte con violenza. Quando invece i due elementi stanno nei limiti, una volta capito il gioco, anche noi possiamo dire la nostra, mettendoci in mezzo e avanzando verso la prossima boa.

“Brivido” durante la regata “Trofeo Miramare 2018”. Paolo alle vele di prua, io randista e Roberto (coperto dalle vele) al timone.

Al neurone basta poco…

Cosa pensate che ne sappia il neurone del cervello, lui si limita semplicemente ad inviare i suoi segnali quando viene sollecitato dalle giuste sinapsi.
Alle volte sono cortesi impulsi sporadici ai quali se gli va risponde o altrimenti ignora.
Quando arrivano invece combinazioni di complessità maggiore, la sua risposta è attentamente ponderata.
Succede spesso poi qualcosa di speciale, quando l’area cerebrale tutto intorno si mette ticchettando a risuonare, il neurone scarica sintonizzato con il ritmo, in un fantastico concerto di impulsi armonizzati.
Che poi questa sinfonia sia funzionale a qualche ineffabile attività superiore al neurone poco importa, nessun problema esistenziale, lui fa quello per cui è nato: scarica il suo segnale come sa fare. E questo gli basta.

The neuron is happy with little

What do you think the neuron knows about the brain, he simply sends out his signals, when he is activated by the right synapses.
At times, they are sporadic kind impulses to which, if he likes, he respond or otherwise ignore.
When combinations of greater complexity come instead, his answer is carefully considered.
Then something special often happens, when the brain area all around is ticking to resonate, the neuron discharges tuned with the rhythm, in a fantastic concert of harmonized pulses.
That this symphony is functional to some ineffable superior activity to the neuron does not matter, no existential problem, he does what he was born for: he sends out his signal as he knows how to do. And for him that’s enough.

Governare il Caos

L’idea che vorrei esprimere è chiara e limpida nella mia mente ma difficile da tradurre in parole che ne mantengano il pieno significato. Mi sembra che, per quante metafore io possa usare, nessuna riesca a comunicare integralmente il concetto. Partirei da una considerazione: nessuno, per quanto possa prepararsi e organizzarsi, è in grado di fare previsioni attendibili se non per situazioni molto vicine nello spazio e nel tempo. Non appena le distanze aumentano, la complessità della realtà rende significativa ogni minima variazione nelle condizioni di partenza. Come orientarsi allora, in un mondo che cambia sempre più velocemente in direzioni spesso imprevedibili? Proviamo ad immaginare l’esistenza individuale come la continua elaborazione di una complessa equazione. Per comprenderla meglio dobbiamo suddividerla in elementi più semplici. Tra gli innumerevoli fattori, bisogna riconoscere le costanti e le variabili. Le costanti sono rappresentate dai valori fondamentali (che non cambiano) , le variabili sono di due tipi: i fattori al di fuori del nostro controllo e gli elementi su cui possiamo agire. La distinzione tra i due gruppi non è sempre netta, a volte riteniamo erroneamente di poter influenzare la realtà e ne ricaviamo frustrazione, a volte rinunciamo a farlo e perdiamo opportunità.

Gabbiano dopo il temporale

ISS – International Space Station

La Stazione Spaziale Internazionale orbita sopra le nostre teste oltre l’atmosfera alla quota di circa 300 chilometri, viaggiando a 7.66 km al secondo ovvero a 27. 576 km all’ora. Percorre un’orbita completa in poco più di un’ora e mezza. Non dispone di luci esterne potenti e per vederla è necessario che passi sopra di noi poco dopo il tramonto o poco prima dell’alba in modo da riflettere la luce del sole. Dal monte Pizzoc, sopra Vittorio Veneto, ho atteso il suo passaggio. La scia bianca che si vede in cielo è il riflesso del sole che l’astronave in corsa ha impresso sul sensore della fotocamera. È spezzata in quattro segmenti perché la foto è in realtà la somma di quattro scatti della durata di 30 secondi ciascuno. La pianura illuminata in basso, il pianeta Giove nel cielo stellato e la stazione spaziale in transito sono i protagonisti di questa immagine.


T
he International Space Station orbits over our heads beyond the atmosphere at an altitude of about 300 kilometers, traveling at 7.66 km per second or 27. 576 km per hour. Go through a complete orbit in just over an hour and a half. It does not have powerful external lights and to be able to see it, the Station has to fly over us shortly after sunset or just before dawn to reflect the sunlight, still or already visible from that height. From Mount Pizzoc, above Vittorio Veneto, Italy, I awaited its passage. The white trail you see in the sky is the trace of the reflected sun that the spaceship in its stroke has impressed on the camera sensor. It is broken into four segments because the photo is actually the sum of four shots lasting 30 seconds each. The sparkling plain at the bottom, the planet Jupiter in the starry sky and the space station in transit are the main actors of this shining spectacle.

Passage of the International Space Station over the skies of Veneto